Così quando passi: “ Soe la strada de Briénn visénn al Crott dii Plàten”
non riesci a non guardarti in giro per cercare “el Cimino cun la bricöla in spàla”,
ma lui chissà dov’è, di certo “lüü l'era giamò dree a rampegà... soe per el quaiett cui müdaand e i scarp de tennis… e'l rest di so vestii in soel fuund del laagh” ed era già così sparito dalla vista.
Lo sapevano i sassi, l’erba, l’acqua, i “ciàpp en düe el’sée scundüü”, non potevo di certo vederlo io e così la mia vista si è persa sul lago.
Alcune barche e alcuni battelli solcano l’acqua con un’ andatura che ha del delicato, come se avessero paura di disturbarne le onde tranquille con la loro scia. Ma sono proprio queste onde a scrivere parole d'affetto, ognoi volta e ad ogni viaggio diverse, per questa acqua, specchio gentile della vanità di ciò che la circonda.
“e poe rüverà la breva a scancélà questa mia scia ma el sègn de la mia storia me la porterà mai via..”..e la mia firma sura l'unda
l’è amòo lèe, süra el lagh…
el g'ha de vèss cumè una foeja..”
E ci sono leggende tanto inserite nel cuore della gente che hanno in sé una verità che ognuno fa un po’ sua per quel che gli serve: vedere questi boschi che dalle rive del lago risalgono le sponde del lago fa pensare ai suoi abitanti, immaginari sì, ma tanto presenti nella nostra fantasia…
Così Gnomi e Folletti si inseguono nei nostri pensieri per quei boschi e le streghe del lago percorrono le acque, sulla barca del Fendin…
la g'ha soe sett donn e ogni dona l'è una strìa
già, le streghe scese dal monte, dal pràa de la taca…
Girate quel cartello! Ma forse lo hanno messo così le streghe, per evitare che si conosca il loro segreto. Io ho provato a salire, a capire dove sia stata la loro dimora: ho trovato bosco, cascine,
E sono sceso pensando che forse è giusto così, forse è giusto che questo loro mistero rimanga un mistero, in fondo cercarle mi ha regalato un attimo di gioia e magnifiche visioni sul lago: ecco, un po’ quelle streghe mi hanno davvero stregato…
e noi, senza sapere chi sono in realtà, le vedremo in jeans e maglietta come streghe moderne, mentre portano in giro la loro sfrontata voglia di vivere inseguendo le loro scarpe, che “i tàchen liit e i sànn pioe che strada ciapà “ per trovare la loro spiritualità, persa fra il profano delle notti e il sacro dei giorni…
al santuario della B.V. del Soccorso.
Mi accorgo che queste favole mi hanno davvero portato dentro di loro, fino ad esserne un po’ protagonista, mi accorgo che alle favole bisogna credere se vuoi vedere l’anima delle cose e questo è quello che fa Davide, questo Sciamano che legge nel cielo, che legge nell’orizzonte oltre il monte Nuvolone…
“E guardala, guardala! Io la guardo da questo lato: la c’è il Ponte del Diavolo, quella casa là è la Villa Lucertola, la strada è quella che arriva da Lezzeno e va a Bellagio, ma, quella montagna lì non viene mica facile, io non so se ci sale da lì!”
Quando ascolti e ti perdi nelle parole di chi guarda la vita con occhio poetico, puoi cogliere nel disegno variabile di un cielo, un qualcosa che vorresti sia normalità, magari è illusione di un attimo, ma in quell’attimo hai appagato la voglia di bellezza che porti dentro.
E Villa lucertola è quanto mai bella e misteriosa laggiù nel suo angolo di verde
Ecco, alcuni dei luoghi del Davide… li ho attraversati provando a coglierne l’anima, non so se ce l’ho fatta, ma provarci è stato bello!
“Quattru sguardi per damm un centru
quattru sogn per damm un fiaa
Quattru brasc de aria noeva
Quattru coer lanciaa in del cieel....”
Renato Castelli